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Biografia

Dopo aver fatto parte del gruppo di ricerca e canto popolare "La Macina", con il quale ha inciso l'album "Angelo che me l'hai ferito 'l core", ha iniziato nel 1994 una sua personale ricerca su canti e tradizioni popolari della cultura orale marchigiana, recuperando e documentando tutto quello che era ancora possibile reperire alla fine del secolo scorso.

Ha percorso campagne e paesi per trovare informatori, soprattutto persone anziane, disponibili a ricordare e a trasmettere quelle canzoni antiche e suggestive che intonavano mentre lavoravano nei campi; erano canti poetici popolari che avevano smesso di cantare o recitare da almeno cinquant’anni.

In questa maniera su un registratore portatile è riuscito a registrare dalla loro viva voce più di mille canti, che ha successivamente ritrascritto, realizzando una raccolta di ballate, canti narrativi, di cantastorie, iterativi-enumerativi, di lavoro e sul lavoro, sull'emigrazione, di guerra, rituali di questua, scioglilingua, fiabe a formula, filastrocche, giochi e conte infantili, giochi motori, ninne-nanne, serenate, poesia religiosa, satirica e d’improvvisazione, stornelli d’amore, licenziosi, dispetti e narrazioni degli stessi informatori.

Si tratta di tradizioni, usanze e canti trasmessi oralmente fino alla metà del secolo scorso, che sono rimasti solo nella memoria di poche persone anziane ancora viventi.

Dopo alcuni anni di sola ricerca ha iniziato a riproporre alcuni di questi preziosi brani nei suoi spettacoli, accompagnandosi con la chitarra classica o l’organetto, rispettando sia la melodia che il linguaggio degli informatori.

Nel 2016 è uscito l'album Galantòmo fu mio padre! (prefazione di Gastone Pietrucci) e nel dicembre 2018 il libro Né acqua, né luce, né strada... (prefazione di Franco Musarra).
Recentissimo (maggio 2019) il suo ultimo album Il sole si fermò di camminare (prefazione di Franco Musarra).
 

Di seguito l'articolo di Giovanni Filosa su QdMnotizie del 13/10/2019:

MARINO CAROTTI, IL CANTORE DELLE NOSTRE RADICI

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